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Lefevriani: c'è ancora speranza




Dopo l'espulsione di Williamson, la Fraternità fondata dal vescovo Lefebvre chiede "più tempo per dare una risposta all’offerta di riconciliazione del Vaticano". Si riaccende quella speranza che dalle parole di Monsignor Müller, Prefetto della Dottrina della Fede, sembrava destinata a svanire. 

di Alessandro Speciale per Vatican Insider 
I lefebvriani hanno bisogno di più tempo per dare una risposta all’offerta di riconciliazione del Vaticano, e la Santa Sede sembra essere disposta a concederlo. Un comunicato diffuso oggi dalla Pontificia Commissione “Ecclesia Dei” – incaricata dei rapporti con le comunità tradizionaliste all’interno della Congregazione per la Dottrina della Fede e presieduta dal prefetto di quest’ultima, monsignor Gerhard Ludwig Müller – informa che lo scorso 6 settembre la Fraternità Sacerdotale San Pio X ha chiesto “ulteriore tempo di riflessione e di studio” per rispondere alla proposta di riconciliazione della Santa Sede.

Ecclesia Dei riconosce che “dopo trent’anni di separazione, è comprensibile” che per i tradizionalisti “vi sia bisogno di tempo per assorbire il significato” dei recenti sviluppi nei rapporti tra Roma e Econe, e ricorda che per la riconciliazione c’è bisogno di “pazienza, serenità, perseveranza e fiducia”.
La proposta vaticana risale allo scorso 13 giugno, quando la Commissione ha sottoposto al superiore lefebvriano, monsignor Bernard Fellay, una “dichiarazione dottrinale unitamente ad una proposta per la normalizzazione canonica del proprio stato all’interno della Chiesa cattolica”, nella forma di una Prelatura Apostolica come quella attualmente riservata all’Opus Dei.
Da allora, i lefebvriani hanno tenuto il capitolo generale che ha formulato tre condizioni indispensabili per la riconciliazione – l’uso esclusivo della messa tridentina, il diritto di criticare gli “errori” del Concilio Vaticano II e la garanzia di avere almeno un proprio vescovo. In più occasioni, i leader della Fraternità hanno però segnalato di non poter accettare la dichiarazione dottrinale presentata dal Vaticano, senza però inviare una risposta ufficiale.
Poi, la scorsa settimana, la leadership lefebvriana ha annunciato l’espulsione di monsignor Richard Williamson, uno dei quattro vescovi della Fraternità, da tempo in rotta con i vertici per il suo rifiuto di ogni possibile compromesso con Roma e per aver chiesto a Fellay di dimettersi. Williamson era stato all’origine di una grave crisi nei rapporti ebraico-cattolici nel 2009, quando aveva reiterato le sue posizioni negazioniste sull’Olocausto poco prima che papa Benedetto XVI revocasse la scomunica dei quattro presuli lefebvriani. Il comunicato di Ecclesia Dei non fa alcun riferimento all’espulsione di Williamson, che pure è stata accolta con favore nei Sacri Palazzi.
Invece, la Commissione fa il punto del percorso di riavvicinamento tra i tradizionalisti e il Vaticano, fortemente voluto da papa Ratzinger, dopo “tre anni di dialoghi dottrinali e teologici” su “alcuni punti controversi nell’interpretazione di certi documenti del Concilio Vaticano II”. Il “punto fondamentale” in questo “cammino difficile”, dopo la liberalizzazione della messa tridentina nel 2007 e l’abolizione delle scomuniche nel 2009, è stata proprio la presentazione della versione definitiva del “Preambolo dottrinale” lo scorso 13 giugno. 

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