Uno sguardo veneto sulla Liturgia, musica e arte sacra, le attualità romane e le novità dalle terre della Serenissima.
Sul solco della continuità alla luce della Tradizione.

Celebrare con la lingua di Cicerone



Rubiamo al blog.messainlatino.it questo articolo di Mons. Bruno Fasani, responsabile stampa della Diocesi di Verona. Come ben scrivono... un colpo al cerchio ed uno alla botte.

Nei giorni scorsi la Pontificia Commissione Ecclesia Dei, interpretando il Motu Proprio del Papa del 2007, ha dato istruzioni sull’uso dei diversi riti liturgici della Messa, definendo liturgia ordinaria, cioè quella in uso corrente, ed extraordinaria quella in vigore fino al 1962, cioè preconciliare. Tra le altre cose, si chiede a tutte le chiese di assicurare la possibilità di celebrare secondo il rito extraordinario qualora qualche gruppo ne faccia richiesta, e ha disposto che tutti i preti siano messi in condizione di celebrare correttamente nella lingua di Cicerone.
Da queste disposizioni nascono due tipi di considerazioni. La prima, la più problematica, porta a farsi una domanda: era il caso di rispolverare un rito che la Chiesa aveva ripensato, modificato e messo in soffitta col Concilio Vaticano II? Ovviamente una modifica non è solo un’operazione estetica. Dietro c’è l’acquisizione di una nuova coscienza di Chiesa, di liturgia, di psicologia religiosa… Le balaustre che, nel Medioevo, separavano il clero dal popolo non erano soltanto un accorgimento architettonico di forma. Indicavano piuttosto una visione piramidale della Chiesa. Chi contava di più era il clero e, in basso, messo lì in evidente situazione subalterna, stava il popolino, il quale, finché i preti strologavano in latinorum, si faceva gli affari propri o al massimo recitava il rosario. Valeva dunque la pena ripescare un rito che sembrava ormai morto e seppellito?
Ripristinare la liturgia ante (non anti) Concilio è certamente operazione non esente da qualche rischio. Soprattutto perché in questi anni qualcuno ci ha marciato, contestando la riforma, fino a tirarsi fuori dalla Chiesa. Ha cominciato il vescovo Lefebvre, e, a seguire, tutta una miriade di sigle che, sia pure con molte sfumature diversificanti, passa sotto il nome di tradizionalismo cattolico. Si tratta di gruppi che molto spesso contestano apertamente il Papa e i Vescovi e si sentono estranei ad una Chiesa che non riconoscono più come loro alveo di appartenenza. Valeva la pena?
Papa Benedetto XVI lo ha detto chiaramente. Autorizzare il rito preconciliare ha due obiettivi. Il primo è quello di incoraggiare la comunione con quei fratelli che non si riconoscono nel rito conciliare, pur sentendosi nella Chiesa. E su questo punto il Papa è sempre stato fermissimo: la comunione è il primo dovere di ogni cristiano, a cominciare dal successore di Pietro. Il secondo obiettivo è di valorizzare la ricchezza di un patrimonio sul quale si sono formate generazioni di santi, senza buttarlo a mare come se fosse un rifiuto. Come a dire: se a qualcuno piace lo spolverino in materiale tecnico, non impediamo ad altri di indossare la liseuse!
La seconda considerazione che viene da queste indicazioni è sull’uso del latino, fino all’obbligo di tornare a insegnarlo nei seminari. Già Papa Giovanni XXIII su questo aveva le idee molto chiare. Poi morì e non se ne fece più nulla, ma la proposta era rimasta sul tavolo. Anche su questo argomento qualcuno ha trovato da ridire. Ma sbaglia e di grosso. Il latino dovrebbe essere reintrodotto in tutte le scuole, a partire dalle medie. Generi, tempi, declinazioni... non sono esercizio di sadismo. Sono la base della nostra capacità di pensiero, di raziocinio. Se poi lo caliamo in ambito ecclesiale il latino è la lingua della fraternità universale. Ricordo una liturgia domenicale nella capitale della Slovacchia. Con un gruppo entrammo nella cattedrale, aspettandoci un’incomprensibile liturgia in lingua slava. Con nostra sorpresa la messa partì in latino. Ci sentimmo a casa. E lì capimmo che la forma è sempre anche sostanza.

 immagine da Orbis Catholicus secundus (ordinazione sacerdotale in Santa Trinità dei Pellegrini)

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Mama mama, che mal tacai quei gaeoni.

LALLO GRINTON ha detto...

Scuseme se stravio ea nobie tematica principal, ma chei paramenti i xe proprio bei. Ea ristocratica semplicità montiniana applicà a stiemmi tradissionai. POESIA.

Anonimo ha detto...

Mah, a mi me par semplicioti e finanche sensa sugo... ma i gusti i se gusti.

Nigra sum sed formosa ha detto...

W il Papa!

Anonimo ha detto...

Nigra ... !

Anonimo ha detto...
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