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Papa Pio VII a Padova (parte I)

Dopo l'approfondimento dedicato a Pio VI ed al suo viaggio a Venezia, oggi vi proponiamo l'antica cronaca della visita di Papa Pio VII in Padova, tratta dal bel libro di Don Felice Giacometti "Pio VII a Padova". Naturalmente suddivideremo la cronaca in tre parti, per aggevolare il lettore. 
Di seguito, la prima parte:





MEMORIE COMPENDIOSE
sull'arrivo, soggiorno e partenza
dalla città di Padova
della Santità del Sommo Pontefice

PIO VII
felicemente regnante


Padova 1800

nel Seminario

con lic.

a spese di Paolo Faccio


A consolazione del Mondo Cattolico, eletto nell'isola di San Giorgio Maggiore della Città di Venezia in Sommo Pontefice Gregorio Barnaba Chiaramonti di Cesena, Monaco Cassinense, Vescovo di Tivoli, poi d'Imola, Cardinale di San Callisto, pubblicato il 14 marzo 1800, che prese il nome di Pio VII e in venerazione della santa memoria dell'immortale suo Antecessore, e perchè da esso creato Cardinale; la Città di Padova fino da quel momento ebbe una qualche piacevole lusinga di essere onorata della sua sacra presenza, appoggiata sull'esimia pietà di tanto Pontefice, che non avrebbe forse tralasciato di portarsi a venerare le ceneri del Taumaturgo Sant'Antonio, e nel tempo stesso a riconoscere l'insigne Abbazia di Santa Giustina, che lo accolse per qualche tempo nell'età sua giovanile. 
Né furono vane tali concepite speranze; mentre tutta inondata di gioia ella si fu, quando assicurata ne venne, che prima di trasferirsi all'antica Romana Sua Sede, erasi già determinato dal Santo Padre di passare a questa Città,e così render compiuti i voti di questi divoti abitanti non solo, ma de' R.R. Monaci ancora, che tanto anelavano d'essere onorati d'un Ospite, figlio anch'egli un giorno dello stesso Santo loro Istitutore, ed ora Capo visibile di tutta la Chiesa Cattolica.
La giornata adunque dei 25 di maggio fu la destinata del Santo Padre per trasferisrsi a questa nostra Città.
Precorso poco prima il lieto annunzio col mezzo di una ben concepita, e tenera Pastorale del meritissimo Vicario Gener. Capitolare Mons. Illustrissimo, e Reverendissimo Francesco Sciopione Marchese Dondi dall'Orologio Protonotario Apostolico, e Canonico di questa insigne Cattedrale, che in volto d'ognuno traspirar videsi il sacro entusiasmo per la venuta di un tanto Pontefice; ben ricordevole ancora questa Città, quanto stato fosse prezioso per essa da diciot'anni il passaggio del suo Antecessore Pio VI, di sempre santa memoria.
Nella domenica appunto, 25, del detto mese, molto prima dell'arrivo del Santo Padre, accorere videsi ogni ordine di persone o alle Porte del Portello per cui dovea fare il suo ingresso, o a quelle strade per le quali dovea egli passare, attendendo con divota impazienza il primo momento di poter contemplare la Sacra Persona.
Poco dopo il mezzogiorno arrivò finalmente la Santità Sua alla Porta del Portello. Alcune carrozze da gala con livree dell'Abbazia di Santa Giustina l'attendevano a quella volta, onde a suo piacimento poterne far uso, offerte dai Monaci deputati del Monastero, che al primo apparire della Santità Sua smontarono per inchinarsi alla medesima.
Il Santo Padre però, ringraziati qué R.R. Monaci, volle rimanere in quelle da truppa di Cavalleria, e festeggiato dal suono giulivo di tutte le campane non che delle acclamazioni del folto popolo, nel cui volto dipinta vedeasi la gioia, e la venerazione verso l'Augusta Persona del Supremo Vicario di Cristo. Molte carrozze di questa Nobiltà conquelle dé R.R. Monaci gli furono di seguito. Dovunque passò, i portici, e le finestre erano adorne di tappezzerie.
Giunta la Santità Sua per la ben lunga strada alla Chiesa di Santa Giustina, fu ricevuto dagli Eminentissimi Cardinali Livizzani, della Somaglia, e Braschi Onesti, da molti Vescovi, e Prelati, non che dal Reverendissimo P. Procurator Generale della Congregazione Cassinense, dal Reverendissimo P. Abbate, e da tutta la Religiosa Comunità.
Appena smontato di carrozza entrò nella Chiesa, donde, fatta prima una divota e fervorosissima adorazione all'Altare del Santissimo Sacramento, passò al destinatogli appartamento, ove ammise al bacio del piede quella festosa ed esultante Comunità Religiosa. Dopo di ciò diede udienza a diversi distinti personaggi, che vi si erano portati per complimentarlo del di lui suo felice arrivo.
E' ben nota la vasta fabbrica del Monastero di Santa Giustina in due piani oltre il pian-terreno. Nel superiore fu alloggiato il Sommo Pontefice. Imponente al certo ad ognuno che la ravvisa è quella parte, dove è costruita la Libreria. Salita tutta la scala si pone in un luogo, e capace corridore, che porta ad una grande antisala pure ritrovasi, e a linea retta una lunga fila di camere, dove è solito risiedere il Reverendissimo P. Abbate.
Questo adunque fu l'appartemento alla Santita Sua destinato. Tanto pel corridore, che nelle antisale, Libreriae Camere erano dall'alto pendenti de' grandi lampadarj di cristallo, o vogliansi dir chiocche con cere, per accenderle sull'imbrunir della notte. Le pareti delle camere per Sua Santità, parte erano di scelti quadri fornite ad uso di galleria, e parte di preziose tappezzerie, spezialmente la Camera del Trono di soprarizzo d'oro addobbata.
Se di giorno era maestoso un tale appartamento vieppiù nella notte dava ad esso risalto la quantità de' lumi accesi; e dalla prima antisala da lungi osservata, riusciva ad ognuno d'ammirazione, e stupore.
Brevemente descitto l'appartamento del Santo Padre, nel dopo pranzo del giorno stesso del suo arrivo, si portò a visitarlo S.A.R. l'Arciduchessa Maria Anna Ferdinanda d'Austria Sorella dell'Augustissimo Nostro Sovrano, ed Abbadessa del Nobile Capitolo di San Giorgio in Praga, che da qualche tempo onora questa Città nel Collegio, ossia Ritiro delle Nobili Dimesse. Si trattenne la prelodata Principessa in lungo discreto colloquio con Sua Santità, ed undi introdotte alcune Dame del suo seguito, non che parecchi Cavalieri, furono tutti ammessi al bacio del piede, e della mano.
Partita l'Arciduchessa, Sua Santità volle appagare l'immensa folla di persone di ogni ordine, impartendo loro l'Apostolica sua Benedizione da una Loggia appositamente eretta nel Monastero e riguardante il Prato della Valle, vagamente apparata; dopo di ché si recò consolare colla sua presenza le Religiose del vivino Monastero della Misericordia, che furono benignamente ammesse al bacio del piede, e rimasero piene di spirituale contento per la di lui affettuosa degnazione.
Nel suo ritorno, acclamato dappertutto e venerato da un immenso numero di persone si compiacque di fare un giro intorno alla gran Piazza del Prato della Valle, ove passando impartì l'Apostolica sua Benedizione al divoto popolo in prodigioso numero concorsovi, e che tutto ingombrava quell'ampio, e spazioso recinto, formando il più bello, e commovente spettacolo.
Restituitosi finalmente il Santo Padre a Santa Giustina, all'entrare nel suo appartamento trovò nell'anticamera molti distinti Personaggi, fra i quali Sua Eccellenza il Sig. Tenente Maresciallo Baron di Monfrault, e Sua Eccellenza il Sig. Marchese Ghisilieri. In detta sera, stante la ristrettezza del tempo, che non permise di apprestare tutto l'occorrente, non potè effetturasi la divisata illuminazione della gran facciata della Chiesa di Santa Giustina; bensì fu illuminato a cera l'interno del Monastero e segnatamente il vasto appartamento di Sua Santità; come fu similmente praticato in ciascheduna sera, finchè si trattenne la medesima ad onorare il Monastero suddetto.


"E' ben nota la vasta fabbrica del Monastero di Santa Giustina in due piani oltre il pian-terreno. Nel superiore fu alloggiato il Sommo Pontefice."

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