Uno sguardo veneto sulla Liturgia, musica e arte sacra, le attualità romane e le novità dalle terre della Serenissima.
Sul solco della continuità alla luce della Tradizione.

Papa Pio VI a Venezia (parte II)

La seconda parte della cronaca del viaggio di Pio VI in Venezia:


"Entrò il Doge , coi Proccuratori di S. Marco , i Cavalieri della Stola d’ oro , il Collegio, le Presidenze, e tutto il Corpo del Senato nella gran Sala d’ udienza . V’ era il Pontefice assiso in trono di veluto cremisino guernito d’oro , a cui si ascendeva per sette gradini coperti d’ uno strato di simil veluto, con fregi d’oro."

Il dì seguente desiderò il Pontefice di veder l’Arsenale: quel prezioso deposito, che fu il baloardo più stabile opposto alla prepotenza degl’ Infedeli . Vi fu condotto il Santo Padre in una superbissima gondola d’ oro , che i nostri antichi avrebber preso pel cocchio di Nettuno . I due Cavalieri Procuratori gli sedevano a lato . Venivan dietro in altre due gondole d’oro i suoi Prelati domestici , e Corte nobile . S. E. Stefano Valmarana Patron di Guardia , vale a dire , Presidente in quel mese alla Casa dell’Arsenale, lo accolse alle porte, lo complimentò, egli servì di guida insieme coi due Deputati, che 1′ avevano accompagnato . L’ ingresso fu rigorosamente vietato in tal incontro a chichesia . Vi si trattenne ben due ore Sua Santità , vedendo e ammirando i preziosi depositi, che vi si conservano , e que’ cantieri famosi , da cui sortirono le flotte poderose , che unite al generosi soccorsi de’ Pontefici suoi predecessori fiaccarono 1′ orgoglio Turchesco ai Curzolari . Visitò le gran sale d’armi , dove osservò ì trofei formati colle spoglie degl’Infedeli , e le armature de’ più valorosi Veneti campioni di Cristo . Il rinfresco preparato a Sua Santità dall’ Eccellentissimo patron di guardia fu magnifico , e squisito . A 16 ore il Santo Padre uscì dall’Arsenale lasciandovi contrasegni da Principe generoso , e andò a visitare la Chiesa Patriarcale di Castello . Entrò in Patriarcato , dove gli fu baciata la mano dalla Nobil Donna Giulia Calbo Giovanelll madre di Monsignor Patriarca . Le dimostrazioni di paterno affetto di Sua Santità verso quel santo Prelato diedero a conoscere quanto Pio VI apprezzi e veneri la cristiana virtù. Da Castello passò al Convento di Santa Caterina, volendo onorare la memoria di Clemente XIII nella persona di una nipote di lui , che vive monaca , Abbadessa di quel Convento di Dame. Erano già le 18 quando Sua Santità entrò di nuovo in Convento a SS. Giovanni , e Paolo . Allora furon ammesse nella Sala d’ udienza al bacio della mano molte Dame Venete , e Forestiere . Altri riguardevoll Soggetti furon dopo ammessi da Sua Beatitudine nelle stanze del suo appartamento . Prima di pranzare diede al popolo numerosissimo la benedizione . Riposò , e alle 20 ammise diversi altri Patrizj Veneti al bacio della mano, ed a quello del piede altre persone de’ ranghi inferiori ; ceremonia, ch’ebbe luogo fino alle tre della sera. La mattina del Sabato nelle sue gondole dorate fu condotto alla Chiesa di S. Marco , accompagnato dai due Cavalieri Procuratori Deputati , e da molti Vescovi , e Prelati . La Basilica era tutta illuminata e fornita , come suol essere nella notte di Natale . Vi fu ricevuto da S. E. Niccolò Errizo Procurator di S. Marco . All’ ingresso del Sommo Pontefice nella Chiesa fu cantato al solito 1′ Ecce Sacerdos magnus . Osservò Sua Santità con attenzione il tesoro dell’ altar di S. Marco i mosaici , e que’ fregj preziosi che rendono celebre quest’ antichissimo Tempio . Benedisse replicatamente il popolo , e per la parte della piazza di S. Marco denominata la piazzetta passò di nuovo nelle sue gondole, che lo tragitarono a S. Giorgio Maggiore , isoletta a mezzodì della Piazza, e contigua alla punta orientale della Zuecca, che non è lontana più di un quarto di miglio. Su questa isoletta s’erge un antico Monastero di Benedettini, fondato dalla pietà de’ Dogi di Venezia . Il Tempio che vi è annesso è celebrato per l’architettura , e per le pitture che l’adornano , ond’è che volle vederlo il Santo Padre . L’ accolsero que’ Monaci rispettabili con gran decoro , e furono da Sua Beatitudine ammessi al bacio della mano. Desiderò di visitar parimenti il Redentore , votivo grandioso Tempio fabbricato nella Zuecca a spese della Repubblica, e custodito da PP. Cappuccini. Partendo da S.Giorgio vi fu condotto . Quantunque non sia questa Chiesa paragonabile alle maggiori di Roma , ne ammirò la struttura il Santo Padre sul giusto riflesso d’ esser piantata in mezzo al mare , e appoggiata sopra un molle, e fangoso terreno. Prima di partire permise a que’ Religiosi il bacio del piede. Si sperava che visitasse anche la Salute altro magnifico Tempio alzato per voto pubblico sul principio del Canalizzo a spese del Principato . Ebbe anche in pensiere di andarvi il Santo Padre il Giovedì antecedente ; allorché altre più gravi occupazioni lo trattennero nelle sue stanze . Ma volendo Sua Beatitudine onorare di visita la Chiesa de’ SS. Gervasio , e Protasio , che diciam S. Trovaso, parocchiale della Contrada, in cui sta il palazzo di S. E. Cavaliere Procuratore Alvise Contarini , tralasciò di recarsi alla Salute . Non volle però ommettere di vedere la Confraternità , o Scuola di San Rocco , e la sua Chiesa contigua, ricche di reliquie, e di pitture. Osservò le opere de’ più valenti penelli che ivi conservansì, e mentre dopo aver ammessi al bacio del piede il Signor Guardiano Francesco Curnis, e gli altri Confratelli , stava per uscire, vide con sorpresa, e con aggradimento nel luogo stesso, dove prima aveva ammirato un quadro insigne, una lapida di marmo, dove lesse la seguente iscrizione

PIO VI. P. O. M. Religiosa peregrinatione confecta AEdem hanc Perhumaniter invisenti Sodalitium ad gratiam beneficii Ad AETERNAM POSTERITATIS MEMORIAM P. Anno MDCCLXXXII. 
Più dello stile piacque al Santo Padre l’improvisa esecuzione di questo primo monumento eretto stabilmente in marmo per memoria del suo viaggio. Ritornato all’alloggio benedisse replicatamente il popolo, e permise il bacio del piede al ogni rango fino all’ ora solita . Non intervenne il Santo Padre alla Cantata fatta fare dal Procuratore Cavaliere Manin , ch’ebbe luogo quella sera stessa con invito di tutta la Nobiltà, e con isquisito cautissimo rinfresco . Lo spettacolo fu grandioso , e corrispondente al merito del Personaggio, pur cui era stato ideato. Furono anche regalati a tutti i libretti della poetica Composizione elegantemente impressi, e ornati, come cosa interessante nell’occasione, benché in se stessa di poco conto. Volle S. E. Procurator Cavaliere, che la Cantata fosse ripetuta la sera susseguente per divertimento anche della classe de’ Cittadini , che non ebbero l’acceso là prima volta: atto di cortesia molto gradito dalla città. La Domenica era il giorno fissato da Sua Santità per la partenza, non essendo stato possibile il trattenerlo più lungamente. Era il dì delle Pentecoste, in cui la Chiesa commemora la discesa del Divino Spirito ; e il Santo Padre volle in persona celebrare la solennità d’un tal giorno, coll’ assistere in persona la messa pontificalmente celebrata da Monsignor Patriarca .


il Doge Paolo Renier

V’intervenne il Doge Renier col Senato, e tutto il fiore della Veneta Nobiltà . Assistevano al Santo Padre vestito cogli abiti pontificali i due Cardinali Buoncompagni , e Corner, tutti i Vescovi dello Stato , e Monsignor Ranucci. Fosse prevenzione, o verità fu osservato che il concorso delle Donne, benché grande, non era tanto straordinario, quanto si supponeva, e si atribuì al timore di qualche rovina nel tetto della Chiesa . Questo timore non era già fondato sulla poca solidità di quel tempio ; ma appoggiato su certa denominata dal volgo profezia , che dovesse in un giorno di straordinaria funzione rovinare un tempio dedicato a due Santi . Vi entrava il sospetto , che toccasse la sorte alla Chiesa de’ SS. Giovanni, e Paolo , e ciò , che pare incredibile , bastò a parecchi per non entrare quel giorno in questo tempio. Terminata la Messa si fece la funzione di benedir solennemente il Popolo . Era impossibile , che l’ immensa popolazione di Venezia capisse nella piazza di quel tempio , la quale è delle meno spaziose della città , e quantunque fosse stato coperto d’ un tavolato tutto il largo canale , che la fiancheggia , non fu possibile che tutti vi avesser luogo . Queste diffìcoltà erano state prevedute , e perciò si era pensato di eseguire tal cerimonia nella gran piazza di S. Marco . A tale oggetto era stata con maestrevole industria fabbricata una magnifica facciata di legno sul modello di quella di S. Marco, con loggia , e scale magnifiche, dall’ alto della quale Sua Santità potesse dar solennemente 1′ Apostolica sua benedizione . Ma avendo Sua Beatitudine desiderato di far ciò dalla Chiesa del Convento dove abitava , colà fu trasportata , e accomodata la stessa facciata , e loggia . Allorché apparve il Sommo Pontelìce il silenzio fu profondo, e universale. Stavano nella tribuna il Doge, i Cardinali, e il Nunzio Apostolico , i Senatori , e i Prelati erano inginocchiati sulle due scale. Recitò il Santo Padre alcune;, orazioni, e letta dai Cardinali 1′ indulgenza plenaria diede tre volte la benedizione al Popolo. Migliaja di spari ne avvertirono tutta la città. Le voci di giubbilo, e le acclamazioni fur ripetute più volte. Sua Santità a benefizio d’ un popolo tanto divoto , volle concedere un giubileo di 15 giorni a tutta la città . Congedatosi il Doge , ed il Senato dal Santo Padre per ritornare ai Palazzo Ducale Sua Beatitudine prese qualche momento di riposo . Indi entrato nella sua gondola, seguita dalle altre del suo seguito passò direttamente al Palazzo Ducale per fare alla Repubblica i suoi ringraziamenti per 1′ onorifico , e regio trattamento ricevuto. Trovò il Doge Renier nelle sue camere colla Serenissima Signoria , dinanzi a cui gli fece un graziosissimo complimento . Mostrò piacere di veder le belle pitture della Sala del Maggior Consiglio , e delle altre che adornano tutto il Palazzo ducale . A 20 ore sì staccò dal molo della Piazzetta nella barca de’ due Deputati Cavalieri Procuratori , che gli sedevano a lato. Il Patriarca , e tutti i Vescovi lo stavano aspettando in terra a Fusina sul margine della Laguna. Quando ebbe posto piede a terra Sua Santità espresse a Monsignor Giovanelli , e agli altri Prelati il suo aggradimento con umanissime parole . Il popolo che vi era accorso ricevette per l’ ultima volta la pontificia benedizione. Sua Santità montò nella sua carrozza : la precedevano i Dragoni a cavallo, e i Corrieri della Serenissima Repubblica. La seguivano l’altre carrozze dei due Deputati, e del seguito. Con tal corteggio arrivò al Portello, porta di Padova per cui entrò verso notte , e vide passando tutta quella lunghissima strada , che conduce a Santa Giustina illuminata con cera . Il Pra della Valle era di nuovo illuminato anch’ esso con tre ordini di lumiere nel circo della Fiera, e con tre macchine di fuochi all’ Inglese . Alla porta si unirono al seguito di Sua Santità più di 200 carrozze, che l’accompagnarono fino all’alloggio. S. E. Rappresentante, e il P. Abate lo ricevettero, e lo condussero al suo appartamento. Prima di cenare Sua Santità ammise al bacio della mano alquante persone di condizione . Il trattamento fatto preparare da S.E. Rappresentante fu al solito grandioso, e lautissimo. Vi furono a tavola separata 54 Prelati, o Nobili . Quattrocento persone alloggiarono quella notte nel Monastero. La Chiesa, e la facciata furono illuminate a spese de’ Monaci. A sì replicate dimostrazioni di generosi sentimenti , e di divozione fu molto sensibile 1′ animo grande di Pio VI, e ne dimostrò speciale aggradimento. La mattina seguente diede distinti contrassegni di benevolenza a S. E. Cavaliere Rappresentante , cui dopo aver udita la Messa in Santa Giustina , e data al Popolo la benedizione , baciò in fronte , e regalò di ricca corona da Cavaliere. Non obbliò la Dama Sposa di S. E. la Nobil Donna Polissena Contarini Mocenigo , ch’ ebbe da Sua Beatitudine in regalo altra corona d’ agata , con medaglia d’ oro : ma dell’ oro più preziose furono per loro Eccellenze le affettuose parole , che lor diresse Sua Santità. Alle 13 il Santo Padre era già in viaggio di nuovo , dirigendo la sua marcia a Ferrara per la via di Conselve e d’ Anguillara . Al passo del Canal bianco trovò un rinfresco fattogli preparare da S. E. Rappresentante . A Rovigo fu ricevuto e complimentato da S. E. Marco Moro Podestà , e Capitanio del Polesine , e da Monsignor Vescovo d’ Adria , Residente in quella città . Di là proseguì il suo viaggio verso Ferrara . I due Deputati della Serenissima Repubblica , che accompagnato 1′ avevano dappertutto si congedarono da Sua Santità a Canaro, luogo di confine col Ferrarese . Passò il Po io stesso giorno , ed arrivò felicemente ne’ suoi Stati settantadue giorni dopo che n’ era uscito , e ottantatre dacché avea lasciata Roma . Quale sia stato il frutto di questo viaggio straordinario , e 1′ esito de’ colloquj di Pio VI con Giuseppe II , il tempo solo potrà dimostrarlo . 



"A tale oggetto era stata con maestrevole industria fabbricata una magnifica facciata di legno sul modello di quella di S. Marco, con loggia , e scale magnifiche, dall’ alto della quale Sua Santità potesse dar solennemente 1′ Apostolica sua benedizione"

testo tratto dal blog CASATO RENIER

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