Uno sguardo veneto sulla Liturgia, musica e arte sacra, le attualità romane e le novità dalle terre della Serenissima.
Sul solco della continuità alla luce della Tradizione.

Papa Pio VI a Venezia (parte I)

Riportiamo, suddivisa in parti per agevolarne la lettura, l'interessantissima cronaca del viaggio di Pio VI in Venezia:



da
STORIA DEL VIAGGIO DEL SOMMO PONTEFICE PIO VI
Colla descrizione delle accoglienze, cerimònie, e funzioni seguite in tutti i luoghi, dove sì fermò, e spezialmente nello Stato Veneto. nell’Anno 1782.


Il viaggio per acqua da Padova a Venezia è facile , e dilettevole . L’amenità, e la verdura delle campagne intersecata di passo in passo da deliziosi giardini, e da superbi palazzi, accorciano per così dire il viaggio, col dilettare perpetuamente con vaghi oggetti la vista . Alla Mira si congedò il Rappresentante, per non oltrepassare le frontiere della sua provincia [patavina] . Frattanto il Doge Renier co’ suoi Consiglieri , i Capi della Quarantia Criminale, i Savj, che formano ciò che si chiama il Collegio o Serenissima Signoria , e rappresentano la Repubblica, si erano staccati da Venezia per andar incontro al Santo Padre . Le barche seguivano a migliaja. A mezzodì si vider serrate tutte le botteghe della città , ch’ era tutta in movimento . Si fermò il Doge coll’ Eccellentissimo Collegio all’isoletta di S. Giorgio d’ Alega , situata sulla sponda di quel vasto , e profondo canale , che da Fusina conduce a Venezia , e vi scese per aspettarvi Sua Santità. Alcuni spari , fatti nel momento del suo arrivo nell’isola, furono creduti in Venezia i segnali dell’ avvicinamento del Sommo Pontefice , e ad un tratto tutte le campane della città fur suonate alla distesa. Tutti i Vescovi dello Stato Veneto invitati alla Dominante in quest’occasione, e prima di tutti il Patriarca si avvanzarono fino al Moranzano. Il Papa non arrivò a S. Giorgio, che verso le ore 22. Il Doge Renier vedendolo avvicinarsi s’ accostò alla riva per accoglierlo , e complimentarlo . Il Sommo Pontefice lo sostenne nel momento che voleva prostrarsegli , ed insieme con lui entrò ad orare per breve tempo nella Chiesa del Convento di quell’ isoletta. Il Serenissimo invitò Sua Santità ad entrare nella barca ducale , che diciam Peattone ; barca molto capace, fregiata d’ intagli dorati , e ricoperta di veluto cremisino ; ma pesantissima , e condotta a rimurchio . Vi entrarono con Sua Beatitudine anche Monsignor Patriarca , e i Nunzj Garampi, e Ranucci. Benché l’isola di S. Giorgio non sia due miglia lontana da Venezia il viaggio durò buona pezza per la lentezza delle barche ducali ; ma questa lentezza appunto rese lo spettacolo più grandioso, e più bello . Il ritardo accrebbe la curiosità . Una flotta innumerabile di barche s’ era radunata nel Canale della Zuecca , ch’ è poco men largo dell’ alveo del Po. In questo canale , che più d’ un miglio si estende in lunghezza, e separa da Venezia la catena d’ isolette, che hanno quel nome, e quella di S.Giorgio Maggiore, erano state disposte in cordone sette galere , parecchie fuste , e molti altri vascelli, che colla loro artiglieria dovevano salutare il Santo Padre , e la Serenissima Signoria , mentre passavano . Le più picciole barche , che vi concorsero lo cuoprivano da una sponda all’ altra, e sembravano una specie d’ isola natante carica d’ uomini , che s’avanzasse verso il cuore della città . I nostri annali non fan memoria d’altro spettacolo , che sia l’immagine di questo . Le rive del gran canale eran tutte coperte di popolo , n’ eran piene le finestre , n’ eran carichi i tetti . Romoreggiava sull’ acque il rimbombo dell’ artiglieria de’ naviglj , lo strepito delle campane , il mormorio dell’ onde spezzate da’ tanti remi, e l’eco delle acclamazioni d’un popolo grande e pìen di giubbilo . La commozione degli animi penetrati dai sentimenti della religione , retaggio del Popolo Veneto , aumentava l’ impressione d’ un tale spettacolo . Con questo trionfale apparato entrò Pio VI nel canal della Zuecca dentro la barca ducale. Quella che l’aveva condotto a S. Giorgio veniva in seguito , con 1′ altre del Pubblico, del Patriarca, de’ Vescovi , e del Nunzio Apostolico , e una flotta di gondole . Le Galere schierate nell’ ingresso del canale fra Santa Marta , e la Zuecca salutarono Sua Santità con 21 spari , e questa salva fu replicata da tutti i vascelli del porto . Dal canal della Zuecca piegaron le barche nel Canalazzo , che attraversa serpeggiando tutta la città , e che ha comunicazione con tutti gli altri interni canali che rendon Venezia un gruppo d’ isolette coperte di palazzi , e di case. La struttura piatta delle barche Ducali non permisero, che il Santo Padre godesse la magnifica prospettiva de’ bei palazzi di marmo , che fiancheggiano il canal grande , e ciò che più rincrebbe al popolo , di non poter esser veduto liberamente, e dare a tutta la gente, che stava schierata sulle rive, l’Apostolica sua benedizione. Passò sotto il gran ponte di Rialto, l’unico che sia sul Canalazzo, ed entrò nel rio di Noale, che per la denominata Sacca della Misericordia conduce all’ altra parte della Laguna verso settentrione delle città. In quella entrato, costeggiando la spaziosa riva detta delle Fondamente nuove , imboccò il canale de’ Mendicanti , che conduce a dirittura al Convento di San Giovanni e Paolo . Il giorno era già finito, allorché il Santo Padre con Sua Serenità , e suo seguito pose piede in terra a quella riva comodamente aggiustata per tal oggetto . Il Convento era già tutto illuminato . Ventiquattro livree colle torcie lo scortarono all’ appartamento , dove congedossi il Doge Renier, e il Collegio per ritornarsene a palazzo. La cena non fu a lungo diferita , e fu sontuosamente imbandita. La mattina seguente non tardò il Senato a portarsi in corpo a far visita , e complimentare Sua Santità . Entrò il Doge , coi Proccuratori di S. Marco , i Cavalieri della Stola d’ oro , il Collegio, le Presidenze, e tutto il Corpo del Senato nella gran Sala d’ udienza . V’ era il Pontefice assiso in trono di veluto cremisino guernito d’oro , a cui si ascendeva per sette gradini coperti d’ uno strato di simil veluto, con fregi d’oro. Il Doge Paolo Renier si avanzò a piè del trono , e indirizzò a Sua Santità qualche parola di complimento a nome della Repubblica , che fu accolto dal Santo Padre con soavi , e gentilissime espressioni . Il Papa , e il Doge si posero a sedere accanto 1′ uno all’ altro , stando la sedia dì Sua Serenità alquanto obliquamente collocata , e si trattennero per quasi un’ ora in offizioso colloquio . La presenza del Sommo Pontefice , la maestà del Senato , e del Doge coll’ insegne del Principato, ventidue Vescovi dello Stato Veneto, ed altri Soggetti riguardevolissimi , formavano un’ augusta assemblea . Gli occhi d’ognuno eran fisi in Pio VI. Spira dal suo viso la grandezza d’ un animo nobile , la pietà , e certi tratti che annunziano in lui un cuor sensibile , e uno spirito pronto. Alla sua naturale avvenenza gran risalto dava l’abito ch’ egli portava . Aveva i capelli decentemente innanellati , ed in capo un bianco berrettino , una purpurea mantellina sulle spalle , sottoveste bianca , calze di seta bianche , e scarpe di velluto rosso segnate dì croce bianca . Tal suo vestito sembrava mostrar assai bene in lui il suo carattere di Sommo Sacerdote del Dio della Pace . Terminata la visita di complimento discese Sua Santità col Doge , e preceduti dal Patriarca , dai Vescovi , e dal Clero della Basilica di S. Marco , venuto in piviali a far omaggio a Sua Santità, entrarono nella Chiesa de’ SS. Giovanni e Paolo . La nave di mezzo di questa Chiesa era stata separata con tre steccati . Il Papa col Doge , e il Senato occuparono il primo . I Patrizj in toga nera empivano il secondo ; e nel terzo stavan le Dame . L’ingresso in questi due steccati non fu permesso che alla Nobiltà nazionale e forestiera . Le persone di minor rango e gli ecclesiastici furon ammessi nelle altre due navi laterali . All’entrar del Pontefice si udì cantare dai Musici l’ Ecce Sacerdos magnus . Giunto all’ Altar maggiore fu intuonato dal Patriarca il Te Deum , che venne cantato dalla Cappella Ducale . La musica fu strepitosa, ed eccellente , diretta dal Buranello [Baldassarre Galuppi], e accompagnata da 100 strumenti . Tutta questa truppa di Musici , e Suonatori era disposta in due artefatte cantorìe di mirabil invenzione , eseguite con impareggiabile maestria in pochi giorni , e ornate riccamente di nobilissimi fregj . I spari furono continui , finché durò la funzione . Ritornato Sua Santità in Convento , si congedò il Doge Renier e il Senato . Ammise poscia il Santo Padre all’ udienza il Corpo Diplomatico residente presso la Repubblica , e tutti i Cavalieri e Prelati forestieri. Alle ore 18 diede al popolo, che empiva la corte del Convento , 1′ Appostolica Benedizione da una loggia del Chiostro , formatavi per tal oggetto . La replicò verso sera , non avendo voluto uscir di Convento quel giorno , come dapprincipio si era proposto di fare . Si traspirò che i dispacci recatigli da suoi Stati aveano più dell’ ordinario occupato il Santo Padre . I più curiosi parlarono anche di certe novità , che il fatto provò non essere d’ alcuna conseguenza . Al cominciar della sera vi fu baciamano nella gran Sala d’ udienza per tutto il Corpo Aristocratico . Si calcolò che 700 Patrizj vestiti in toga nera vi concorressero quella sera , oltre molt’ altra Nobiltà forestiera . Alle 3 ore Sua Santità si ritirò nelle sue stanze.

Pio VI benedice la folla a San Zanipolo

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